Chi bene inizia … (la questione del metodo).

Sono Justin, (per gli amici Just), un amico di Max.

Sono un vostro Collega appassionato della Camera Penale, della sua storia, del suo presente e del suo futuro.

Me ne sto seduto qui, in antiCamera appunto: ascolto e Vi racconto.

Nel pomeriggio del 19 gennaio, il Direttivo della Camera penale di Roma si è riunito per dare corso alle nomine di tre importanti figure istituzionali: il Presidente del Centro Studi “Alberto Pisani”,

il Direttore della Rivista on-line, il Responsabile delle Scuole di formazione.

Ancora risuonano le ferme intenzioni programmatiche della Lista che ha poi ottenuto la maggioranza dei consensi, e dunque la maggioranza nel Direttivo: << Vogliamo un direttivo unito, senza logiche di appartenenzache discuta sui singoli temi magari aspramente, ma sempre liberamente, senza tesi o posizioni precosituite … vogliamo lavorare con tutti, senza amici o avversari predeterminati, avvocati tra gli avvocati…>>

Quella stessa maggioranza ha proposto ed eletto, rispettivamente per quelle cariche, i colleghi Giuliano Dominici, Valerio Spigarelli, Eugenio Zini.

Nulla a che fare con la “logica di appartenenza”?

Si badi peraltro che sui primi due nomi i membri del Direttivo eletti nella lista di minoranza (Gian Domenico Caiazza, Vincenzo Comi, Fabrizio Merluzzi, Paola Rebecchi), espressamente riconoscendo la legittimità del principio di maggioranza, hanno fatto convergere i propri voti, senza formulare proposte alternative.

Hanno invece obiettato sulla terza candidatura, quella di Eugenio Zini quale Direttore delle Scuole di formazione della CPR. Nulla sulla persona del Collega, stimabilissimo, e neppure sulla sua (anche la sua) certissima e notoria “appartenenza”.

Hanno semplicemente considerato che, per tradizione, la Direzione della Scuole meglio si attagli ad avvocati con profilo professionale più maturo, tanto meglio, poi, se coniugato ad esperienza accademica. Propongono – per farsi capire meglio- Filippo Dinacci, avvocato illustre del nostro Foro, già componente (con larghissimo consenso elettorale) di precedenti Direttivi CPR, per sovrappiù professore ordinario di procedura penale.

Nonostante un rinvio per riflettere, e la acquisita disponibilità di Filippo Dinacci, che si dirà “onorato” dell’eventuale incarico, la maggioranza (Tagliaferri, Placanica, Gai, Tognozzi, De Cataldo, De Federicis) vota compatta Zini, riuscendo perfino ad argomentare (rinvio al divertente verbale della seduta) che ciò che impediva loro di votare Dinacci fosse giammai la logica dell’appartenenza, quanto piuttosto il fatto che l’illustre Collega fosse troppo impegnato professionalmente ed accademicamente.

Talmente tanto, devo arguire, da non rendersene conto, e perciò dicendosi disponibile senza aver capito di non poterlo essere. Meno male che, premurosamente, glielo hanno ricordato i nostri Consiglieri di maggioranza,

Al neo – Direttore delle Scuole, Eugenio Zini, gli auguri sinceri di buon lavoro.

Ai Consiglieri che in campagna elettorale ci avevano assicurato di volere <<un Direttivo unito, senza logiche di appartenenza>>, dico invece: <<diamoci un taglio>>. Alle chiacchiere, ben s’intende.

Noi perciò, rimaniamo qui, in anticamera, ad ascoltare e raccontare quello che succede nella nostra Camera Penale; ad occhio e croce, ne varrà la pena.

Per esempio: come è andato l’incontro tra il Presidente Tagliaferri e il Procuratore Pignatone? E quel documento politico che il Direttivo avrebbe dovuto redigere dopo l’assemblea degli iscritti sul tema delle intercettazioni degli avvocati, quante settimane ancora dovremo attenderlo?

A prestissimo, cari amici. E se qualcuno pensa che io esca dall’anticamera, beh gli dico sin da ora: dacci un taglio, amico mio. Io da qui non mi muovo.

Just

13 pensieri su “Chi bene inizia … (la questione del metodo).

  1. Finalmente un luogo in cui parlare, discutere, dire la nostra! Non più soci passivi, anonimi, senza voce di cui ci si ricorda solo quando si vota. Ottima iniziativa, questo Just promette bene…molto bene

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    1. Cari Just e Max,
      Sono Camille e Vi trovo con piacere in questa piazza virtuale.
      Bel posto la piazza per incontrarsi, scambiare due chiacchiere, confrontarsi, magari scontrarsi, sempre che lo scopo sia quello di diventare più forti … insieme.
      Anche io, come Voi, sono un collega appassionato della Camera Penale, alla Sua storia, alle Sue tradizioni, al Suo patrimonio ideale.
      Trovo quindi sicuramente utile avere uno strumento in più per discutere di quello che accade nella nostra amata associazione.
      Chissà che il recupero dei toni del pamphlet e l’uso di uno strumento “moderno” ed alla moda come un blog dal chiaro intento polemico non riescano laddove molte volte si è fallito.
      Da troppo tempo, infatti, c’è uno scollamento tra la c.d. base ed i pochi “eletti” che in qualche modo si interessano della sede e delle varie iniziative.
      Ad occhio e croce, però, cari Just e Max, la colpa di questo allontanamento è anche Vostra.
      Non è forse vero che anche Voi in passato avete rigorosamente seguito la logica che ora tanto aspramente criticate ?
      Non è forse vero che tanti colleghi che avrebbero voluto impegnarsi ovvero essere maggiormente coinvolti, sono stati in qualche modo allontanati dal Vostro modo di intendere e gestire la Camera Penale ?
      La verità cari Just e Max è che tra la maggioranza e la minoranza presenti nel direttivo c’è solo una differenza numerica e non li divide certo il modo di intendere la “politica associativa”.
      Sul metodo, cari Max e Just, maggioranza ed opposizione sono assolutamente d’accordo !!!
      Cosa credete che avrebbe fatto l’attuale minoranza al posto della maggioranza ?
      Come pensate che avrebbe scelto le persone cui conferire le cariche ?
      La questione che ponete oggi sul tavolo impone poi delle considerazioni specifiche.
      Il punto, infatti, non è tanto nella nomina del collega Zini quale Responsabile delle Scuole.
      Il risultato, magari conseguito in virtù di un metodo che non condivido, è comunque positivo.
      Per una volta è stato scelto uni giovane che ha sempre dimostrato impegno e disponibilità. si è scelto un collega che conosce il sistema delle Scuole dell’Unione e che ha voglia di gestire in concreto ed in pratica il rinnovamento della Scuola Territoriale di Roma. Non mi interessa che e se la “appartenenza” di Zini sia più o meno chiara. Mi interessa che in qualche modo si stia procedendo ad un rinnovamento/svecchiamento delle persone.
      A ben vedere, poi, visto che non è tutt’oro quel che luccica, l’indicazione che aveva dato la minoranza era più suggestiva che altro. Ancora una volta si è cercato di “giocare” ai piccoli alchimisti della politica. Si è cercato di creare la “trappola” che potesse “mettere in scacco” la maggioranza.
      Se vogliamo parlare di metodo, quindi, dovremmo anche parlare di questo.
      Nessuno può dubitare che il valente collega e chiarissimo Prof. Dinacci sarebbe stato un ottimo responsabile delle Scuole. Il suo approccio, però forse sarebbe stato quello classico. Il dibattito, quindi, è -o avrebbe dovuto essere- sulla funzione che il Direttivo indende attribuire alle Scuole ed all’organizzazione delle stesse. Argomento questo che nessuno sembra avere affrontato.
      Per dirla tutta, poi, penso proprio che il Prof. Dinacci l’abbia scampata bella. Non credo infatti che gli dispiacerà evitare riunioni ed incontri, spesso di sabato, con gli altri responsabili delle scuole territoriali.
      La vera questione da porre miei cari amici era quindi diversa.
      La maggioranza e la minoranza del nostro direttivo sono in effetti espressione dello stesso modo di vedere le cose, dello stesso modo di intendere la Camera Penale.
      Un modo di intendere e di vedere, miei cari Just e Max, di cui Voi, dando conto di riconoscere “espressamente il principio di maggioranza” , siete consapevoli.
      Un metodo che Voi stessi condividete e che anzi, a ben vedere, avete sino ad oggi perfezionato ed applicato.
      A presto.
      Lunga vita alla CPR

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  2. Caro Juand..,
    cioè no,
    caro Gian..st,
    … porca miseria! Ci vorrebbe Freud, pensiamo una cosa e il subconscio ce ne fa scrivere un’altra.
    Ricominciamo.
    Carissimo Just,
    essendo Tuoi amici mettiamo da parte il più formale Justin e spendiamo poche righe per rispondere al tuo j’accuse (da Just… cos’altro aspettarsi).

    Mettiamo le carte in tavola partendo dalla “genesi”.

    Dal 1992 c’è un determinato gruppo di colleghi, al tempo non propriamente i “principi” del nostro foro, che facendo leva sull’impegno, sulla totale dedizione alla causa e sulla coesione di gruppo, hanno coltivato la propria militanza attiva alla camera penale. Grazie allo loro determinazione, capacità e grande laboriosità sono state portate avanti tutta una serie di inizative indubbiamente meritevoli di plauso.
    L’altra faccia della medaglia, direttamente vissuta da quelli che si sono iscritti alla camera penale dai primi anni novanta, è stata una ferrea volontà di escludere, dal cuore pulsante dell’associazione, gli estranei al gruppo.
    Sicchè per anni ed anni per potere accedere al vita attiva della camera penale era necessaria una preventiva cooptazione al “gruppo storico”.
    È successo poi, che un paio di anni fa, il gruppo storico si sia fratturato.
    E i migliori amici sono diventati (e questo è un meccanismo classico, tipico di ogni gruppo organizzato) i migliori nemici (e ci si fanno le cattiverie, secondo indole e cultura, nella malavita, per esempio, mirano a sterminarsi…).
    Ci fu una mail di protesta, indirizzata verso quella che era la nuova maggioranza del direttivo (capitanata dall’allora presidente Jiandomenico Caiazza), intitolata “viva la Camera Penale”.
    La sintesi dell’accusa era questa: non ci riconosciamo più nella nostra associazione, perché è un’associazione a cui partecipano attivamente solo i “fidelizzati”.
    È stato quello il momento in cui ci siamo imposti di sottrarre tempo al lavoro ed alla vita privata, per … (stavamo per scrivere “scendere in campo”, … ma non porta bene!) farci vivi con una missiva scritta da avvocati “normali” tutti “peones” della camera penale.
    “Chi di spada ferisce di spada perisce!” scrivemmo al gruppo di Viva la Camera Penale.
    Firmatari gli scriventi, e poi Nicola Pisani, Antonello Patanè, Pietro Pomani ed altri tra cui pure …. l’amico Vincenzo Comi.
    Era tutto vero quello che avevano scritto i “vivaisti”. L’associazione era solo per “fidelizzati”. Ma loro erano stati partecipi e protagonisti di quel meccanismo che ora gli si ritorceva contro.
    Chiedemmo allora di potere prendere parte anche noi alla vita sociale.
    E che il dibattito non fosse riservato a “fidelizzati” ed “ex-fidalizzati”.
    Il primo passo concreto fu la candidatura alle elezioni del direttivo proponendo per presidente l’avvocato Bruno Naso che avevamo convinto a reiscriversi all’associazione dopo che dalla stessa, per i soliti motivi, aveva dato polemicamente le dimissioni.
    Programma elettorale ed obiettivi pregevoli. Siamo sinceri, in gran parte sovrapponibili a quelli di tutte le liste che nel corso degli anni precedenti e di quelli a venire, si sono proposte all’agone elettorale.
    Un solo punto di sostanziale (e sostanziosa) diversità. A nostro modo di vedere assolutamente qualificante. La riduzione delle preferenze, sì da non consentire il meccanismo delle liste.
    E questo proprio per sottrarre l’associazione ad un gruppo di potere. Aprire alla partecipazione di tutti, anche degli avvocati “normali”. Insomma spazio ai dilettanti della militanza nella Camera Penale, professionisti però delle aule di giustizia.
    Perciò ci presentavamo come lista con l’apparente contraddizione di volere abbattere il meccanismo delle liste.
    Perché caro Jiand, Oddio ancora…! Caro Just, nei direttivi, “maggioranza” e “minoranza” (come scrivi mutuando per la prima volta anche nel nostro contesto associativo termini propri del litigioso Consiglio dell’Ordine), si creano solo quando si assegnano i posti(cini).
    Quando si trattano le questioni serie, come ovvio, non esiste maggioranza (e minoranza) predeterminata.
    La scelta di promuovere un’astensione viene dibattuta liberamente e le espressioni di voto creano maggioranze e minoranze che non corrispondono minimamente alle liste elettorali.
    Diciamoci la verità: le liste hanno l’unica funzione di spartire posizioni di (pseudo) potere (sic!), e non trovano fondamento in alcuna diversità politica.
    Come sai facevamo parte anche del precedente direttivo.
    Quello che aveva nominato responsabile delle scuole il presidente uscente Merluzzi. Direttore del Centro Studi l’attuale segretario dell’Unione Francesco Petrelli. Il quale è stato proposto alla carica dall’attuale Presidente dell’Unione, la cui candidatura era stata sostenuta dalla maggioranza del direttivo fino al “sostanziale pareggio” ottenuto all’elezione del delegati congressuali (la verità: quel “sostanziale pareggio”, per commentare il fatto che i candidati della maggioranza del direttivo fossero stati solo 3, a fronte dei 5 eletti a sostegno del candidato Scuto, non si sentiva dai tempi dei cinegiornali dell’EIAR!).
    Dimenticavamo, direttore della rivista “111” era Jiandomenico Caiazza, che era nello stesso tempo direttore della scuola di secondo livello.
    Bene, in quel primo direttivo, come saprai, abbiamo fatto una battaglia per modificare il sistema elettorale.
    E al nostro fianco si sono schierati, votando favorevolmente alla riforma, Eugenio Spinelli ed Anselmo De Cataldo (e da lì ha preso forma una vicinanza di intenti che si è poi concretizzata in una unica lista elettorale che ancora, per la terza volta, ha come punto qualificante la riforma del sistema elettorale, altro che maggiornaza e minoranza.
    Solo il voto compatto dei sei consiglieri della “maggioranza” ha impedito che l’assemblea dei soci venisse investita della decisione.
    Evidentemente al precedente Presidente, ed ai suoi sostenitori, risultava conveniente un sistema che consente di formare una maggioranza di potere (non politica! Non insultiamo le intelligenze).
    Risultava utile ed auspicabile che il semplice socio, seppure dotato di grande seguito e prestigio, fosse destinanto a non potere prendere parte alla vita attiva dell’associazione a meno di non intrupparsi in un cartello elettorale.
    Quelle persone non ricevevano alcuna lesione al proprio senso del pudore assistendo allo scempio della dignità dell’avvocato che ci hanno regalato le ultime elezioni. E parliamo dei cento nuovi iscritti nell’ultimo mese, in gran parte giovani praticanti quasi inconsapevoli di cosa stessere facendo, utili a compilare le sette (mai meno di sette!) preferenze della scheda elettorale. E parliamo dei candidati che hanno presidiato ininterrottamente per due giorni il seggio distribuendo bigliettini prestampati in tipografia (cosa mai avvenuta durante le “nostre” elezioni, e che è stata esplicitamente vietata per le elezioni del Consiglio dell’Ordine, proprio perché lesiva della dignità dell’avvocato.). E via dicendo…
    Ecco caro Just facci capire se anche a Te piace questo andazzo.
    Facci capire perché critichi i risultati di un meccanismo che non vuoi cambiare.
    Perché così facendo a noi pare che il sistema non Ti piaccia quando sei incudine e Ti vada benissimo quando sei martello.
    Martello lo tornerai certamente, capacità e voglia non Ti mancano.
    Noi invece siamo stanchi e stufi. Non vogliamo più essere incudine e non vogliamo neppure restare martello.
    Ecco perciò le nostre pubbliche proposte.

    Abbattiamo le preferenze portandole a tre.

    Il diritto al voto si matura dopo un anno.

    I praticanti eleggano un loro consigliere, mentre gli altri dieci siano eletti solo da chi è già avvocato.

    La degenerazione testimoniata dall’utimo appuntamento elettorale è grave.
    Servono perciò risposte severe.
    Solo così sara possibile evitare le distorsioni di cui parli.
    Sono distorsioni con cui (Tu per primo), ci affliggete da oltre venti anni.
    E non possiamo credere che delle stesse Tu ti sia accorto solo negli ultimi due mesi, proprio in coincidenza con il risultato elettorale.
    Bene, andiamo al cuore dei problemi e discutiamone pubblicamente.

    Una ultima piccola nota.
    E riguada un punto che onestamente ci ha molto dispiaciuto.
    E ci siamo dispiaciuto perché con il Presidente c’erano due di noi.
    Ecco, l’accenno all’incontro col Procuratore Pignatone non è onesto.
    Scusa per il termine, ma altri non ce ne vengono.
    E non è onesto (in quanto non veritiero) perché il direttivo è stato tempestivamente informato sia della richiesta di un incontro, sia del risultato dell’incontro. Te lo potranno confermare tutti i componenti (tranne l’unico che era assente Jiandomenico Caiazza).
    Non si fatica ad immaginare che sia stata proprio quell’assenza ad indurTi in errore.
    Peraltro come Ti potranno ancora confermare i partecipante a quel direttivo, l’incontro con Pignatone è stato interlocutorio, dato che seguendo il mandato dell’assemblea, gli organi della Camera Penale hanno rappresentato i motivi che hanno determinato lo stato di agitazione. Mentre il Procuratore della Repubblica ha promesso di valutare le nostre argomentazioni in vista di un prossimo incontro.
    Quell’accenno a una “trattativa segreta” proveniente per di più da un un (quasi) anonimo non Ti rende onore.
    Sono cose che appartengono ad altre categorie professionali, e per farle rendere al meglio si deve disporre di uno pseudo-pentito ricco e figlio di un sindaco mafioso e di una folta barba. E Tu… hai solo dei bellissimi baffi!
    Cari saluti.
    Cesare Gai, Cesare Placanica, Gianluca Tognozzi.

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  3. Visto che fate nomi e cognomi, perché non fate i vostri? Ho trovato la vostra mail terrificante. Il collega Zini a mio parere e’ un’eccellente professionista, oltre che una persone veramente per bene, non credo proprio alla logica di appartenenza. Comunque se non avete neppure voi il coraggio di firmarvi, mi sembra inutile continuare a parlare.

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    1. Cara Collega, rileggendo con un poco di pacatezza il pezzo che commenti troveresti che anche chi lo ha scritto pensa del Collega Zini lo stesso. “Stimabilissimo” non è propriamente offensivo, che ne dici? E poi, email “terrificante” addirittura! Once again: pacatezza; ti garantisco che non toglie nulla agli argomenti, anzi! Grazie per il tuo intervento. Max

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  4. Apprezzabile iniziativa ma manca no un nome ed un cognome che e’ bene ci siano. Soprattutto perche’ non si rischia la vita. Apprezzo anche le connessioni con gli “organismi” dei social e che se ne capisca finalmente l’utilita’ . Cari saluti

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    1. Ecco, qualcosa di molto interessante si muove.
      La proposta degli amici di Gia..st mi sembra un’ottimo punto di partenza se non addirittura di arrivo.
      lunga vita alla CPR

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  5. C’e’ qualcosa che accomuna Camile placanica gai tognozzi ed il sottoscritto: la comvinzione che la camera penale di Roma deve spezzare un ” bipolarismo malato” che si protrae da tempo con una scia di veleni e rancori nei quali vengono trascinati anche coloro che vorrebbero partecipare senza marchio di fabbrica addosso. La nomina di Zini e’ un segno di svecchiamento e premia un collega capace e
    preparato. Il tipo di polemica aperta oggi sa di molto vecchio ed inacidito. Ciao ragazzi

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    1. Cari Cesare, Cesare e Gianluca,
      anche Voi vi rivolgete a me, convinti di parlare con Justin.
      Non mi dispiace, considerata la simpatia che sta investendo il personaggio. Se vi piace pensarlo, siete padronissimi. E’ il bello dell’uso dello pseudonimo, soprattutto nelle polemiche: una tradizione secolare ed universale, che solo con qualche sprovvedutezza – come ci ricorda proprio Justin in quel suo bel colloquio odierno con Max, che pure possiamo leggere su questo sito- si può confondere con lo scritto anonimo.
      Sta di fatto che Vi siete rivolti a me, ponendo questioni che comunque mi riguardano, e perciò rispondo al vostro post, civile, affettuoso, rispettoso di un collega e di un amico, ma senza sconti sui contenuti.
      Non altrettanto farò con una lettera, sempre scritta a Justin perché il sottoscritto (aridagli) intenda, pubblicata urbi e orbi due giorni fa: un grumo di insulti livorosi e malmostosi, che scolpiscono alla perfezione il profilo di chi se ne è reso artefice. D’altro canto, la capacità di mantenere, in una polemica, rispetto, misura e dignità di argomentazioni, esige personalità, intelligenza e qualche talento: virtù che, come il coraggio per don Abbondio, se non le hai, non puoi darti.
      Veniamo al punto, Justin o non Justin.
      In sintesi, Voi che avete organizzato, con grande bravura e con qualche cena elettorale perfino sontuosa, il più formidabile voto di lista mai visto da queste parti (100 schede con i vostri sette nomi, complimenti sinceri); che avete immediatamente proceduto ad assegnare incarichi secondo la più geometrica logica di appartenenza; e che avete portato in Direttivo, per approvarli, documenti DICHIARATAMENTE scritti dal regista politico di questa inedita maggioranza (ma fisicamente estraneo ad essa, naturalmente), avreste fatto tutto ciò perché tutto ciò non venga mai più fatto da nessun altro (voi esclusi ovviamente, ma giurin giurello solo per questo primo biennio).
      Converrete come sia un po’ difficile prendervi sul serio, per questa strada.
      Passi per la campagna elettorale: se non facevamo così, lasciate intendere, non avremmo mai vinto. Ci torno dopo, ma passi. Ma volete spiegarmi, con parole semplici, la vicenda Dinacci? Perché qui ho l’impressione che la stiate buttando un bel po’ in caciara, come si dice in inglese. Ma come: ci avete bombardato di sussiegosi moniti sulla qualità, sugli avvocati professionisti e sui dilettanti allo sbaraglio, su gli “avvocati tra gli avvocati” e simili altri frasi fatte, retoriche ed un po’ vuote in verità, che tanto vi piacciono, e poi (con gli occhi bassi e senza dire un fiato: è giusto darvi atto del Vostro enorme imbarazzo) avete votato Eugenio Zini senza un fiato? Per gli amici di “Viva la Camera Penale”, che hanno sempre agito e pensato come il più settario partitino avvocatesco che sia mai stato immaginato e realizzato a queste latitudini, la triade Dominici, Spigarelli e Zini è un “emplèin” (come avrebbe urlato uno dei fumetti di Andrea Pazienza), che forse non avrebbero osato nemmeno se ne avessero eletti 11 su 11. Giuliano e Valerio li abbiamo votati tutti, perché, sissignore, rispettiamo il principio di maggioranza, che è una cosa molto seria, non un rituale mafioso come voi lo descrivete. Ma Zini invece di Dinacci, scusatemi, Voi perché lo avete fatto? Per non farlo mai più in futuro? un’altra vota sola e poi mai più, come quando da piccoli commettevamo peccato?
      Siate seri: avete firmato una cambiale politica per ottenere un preciso assetto di cariche nel Direttivo, e l’avete pagata quando è stata messa all’incasso. Punto. Non fate tutte queste chiacchiere d’effetto, intelligenti, abili: ma chiacchiere.
      Un grande leader politico italiano mi ha insegnato una cosa fondamentale: il fine non giustifica i mezzi, sono piuttosto i mezzi che prefigurano il fine. Ciò che fai dipende da come lo fai: ed è una verità definitiva, se ci pensate bene.
      Per parte mia, che sarei uno dei padri di questo cancro che affligge la CPR, sapete come la penso: continuo ancora oggi a non capire cosa ci sia che non va nel fatto che il socio chiamato ad eleggere il direttivo coltivi l’ambizione di orientare (con la forza del suo voto, dico) l’esito elettorale nel senso di eleggere Tizio o Caia come Presidente della associazione alla quale appartiene.
      Cosa ci possa essere di malato, di deviante, di “corrotto” in una simile ambizione, non lo capirò mai. Al contrario, penso che sia l’unica cosa sensata. Noi non eleggiamo, cari Cesare Cesare e Gianluca, il cda del Circolo della Caccia, dove è giusto mandare il cacciatore più esperto, quello più anziano, e quello che ha la più bella tenuta o i fucili più prestigiosi. Votiamo per un indirizzo politico e programmatico della associazione, dunque per il suo Presidente innanzitutto.
      Ciò che semmai vi è di sbagliato nel nostro sistema elettorale, che perciò va certamente cambiato, è proprio che non sia concepito come voto di lista, pur essendo di fatto una elezione presidenziale!!
      Qui sta la distorsione, che costringe a dover faticosamente organizzare ed orientare il voto di preferenza indicando i sette che sosterranno il Presidente. E’ certamente una forzatura, che incontra la diffidenza dei più, i quali la percepiscono come un condizionamento della propria libertà di scelta. Ma invece è solo il tentativo di razionalizzare una stortura del nostro sistema elettorale. Chi dice di averti voluto come presidente, di essere profondamente dispiaciuto per non esserlo tu diventato, ma di avere votato, per carità, “trasversalmente” in odio al voto di lista, è lui che non ha capito nulla, è lui che ha dato un voto naif, insensato, politicamente inutilizzabile.
      Volete ridurre le preferenze a cinque, nientedimeno? Beh ma allora perché non tre, o due? E dico, avete provato a farla, una simulazione? Avete una vaga idea del mostro che ne sortisce? D’altro canto, amici miei, vi chiedo: ci sarà pure una ragione per la quale non una sola delle 170 CP italiane, o quante sono, abbia un sistema elettorale come quello che baldanzosamente vagheggiate? L’alternativa al nostro sistema elettorale, che troverete nelle altre CP, è la lista presidenziale. Voto per il candidato Presidente e la intera sua lista, abolito il voto preferenziale. Questa si, è una soluzione seria, d’altronde adottata a livello di UCPI (si vota il Presidente e la Giunta da lui proposta, ed a nessuno di Voi verrebbe in mente di obiettare quanto sia antidemocratico che la Giunta se la sia scelta il Presidente).
      Dunque discutiamone, ma su basi serie, per favore, senza demagogia.
      Per il resto, resta un dato inconfutabile: se questo Justin, limitandosi a raccontare la banale verità di quanto accaduto in quel Direttivo per la nomina del direttore della scuola, ha scatenato tutto sto casino, un motivo ci sarà, non credete? Vuoi vedere che ha toccato un bel nervo scoperto?
      Il fine NON giustifica i mezzi, sono i mezzi che prefigurano il fine.
      Un abbraccio affettuoso
      Gian Domenico

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  6. Caro Gian, a parte l’inveterata abitudine a dare lezioni di avvedutezza che forse gli ultimi sfirtunati esiti non legittimerebbero , ti dico la verita’ , a me e’ venuto in mente di parafrasare la sarcastica critica del grande Monicelli ad un film di Moretti : ” ah Ni levate davanti e facce vede la politica pure a noi”. Cari saluti

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    1. Come sempre più spesso mi capita, quando leggo frammenti del tuo continuo, inquieto, febbrile, quotidiano ed incessante interloquire su qualunque cosa abbia sentore di social network, mi chiedo con sincero sgomento, Cataldo:ma tu, esattamente, che vai cercando? Buonanotte, caro

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      1. Cari amici,
        Vi sottopongo due riflessioni.
        La prima.
        Mi dispiace per molti di voi.
        Anche questo mezzo dimostra che alcuni sono più bravi di altri.
        Alcuni sanno utilizzare mezzi ed argomenti, altri meno.
        Alcuni sanno sfruttare un “trabocchetto” (magari neanche dagli stessi creato ad hoc), altri, immancabilmente ci cadono dentro.
        Per ora mi sembra che “altri” stiano a 0 … forse è arrivata l’ora di svegliarsi.
        Passiamo al merito “politico”.
        Il dibattito comincia ad essere interessante ed alcune proposte/idee meriterebbero di essere subito discusse e portate in assemblea.
        La questione sul metodo elettorale, infatti, è stata nel tempo fin troppo accantonata.
        Credo proprio che sia arrivato il momento di affrontarla in modo serio e definitivo.
        L’idea degli amici di Gia…st è forse naif, ma in quanto concezione di un modo di intendere la vita associativa, ha diritto di essere proposta e votata.
        Resta l’interrogativo. Non sarebbe stato meglio sollevare la questione alla fine del mandato del vecchio direttivo ? Non sarebbe stato opportuno votare già con un nuovo sistema ? Avete detto e ribadito che vi interessava tanto ?
        Il diverso, per certi versi opposto, sistema proposto dal collega Caiazza è espressione di una visione “dirigista” della CPR. Ha però l’indubbio il pregio di far scomparire ogni possibile ipocrisia e di allineare il metodo a quello dell’Unione.
        In un’ottica di questo tipo, allora, sarebbe addirittura da auspicare che i candidati Presidenti indichino sin d’all’inizio la rosa delle persone che faranno parte del Direttivo e che si occuperanno delle Commissioni ovvero degli organismi e/o organi di maggior rilievo. Quali ad esempio il Centro Studi, La Rivista, Le Scuole ….
        Anche questa idea, a dire il vero, non è nuovissima.
        Anche di quest’idea si sarebbe potuto e dovuto parlare prima delle elezioni.
        Parliamone, discutiamone, mandiamoci pure a quel paese (sempre con il sorriso sulle labbra) e facciamo decidere l’assemblea.
        Facciamolo presto. Facciamolo ora !!!
        Lunga vita alla CPR.
        Sempre Vostro Camille

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      2. Nooo Gian, ma perchè ti sgomenti? io sono felice che tu e gli altri mi leggiate. Mi raccomando però non ti scordare “il pizzico di ironia” ….un caro saluto

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